Stone Houses

In Cina, lo studio di architettura Caaladi sceglie un secolare villaggio di montagna per integrare vita urbana e semplicità rurale. Con due guest house fatte di pietra, legno e acciaio

di Roberto Negri

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Nella pittoresca area delle Tre Gole, lungo il fiume Yangtze, in Cina, lo studio di architettura Caaladi ha scelto un piccolo villaggio di montagna della provincia di Hubei per ristrutturare un complesso abitativo recuperandone i materiali originali, nel pieno rispetto delle bellezze naturali del borgo secolare. Una decisione dettata dalla rapida evoluzione del rapporto tra vita urbana e rurale: due soluzioni non più agli antipodi, ma che progrediscono lungo una linea di reciproco arricchimento.

Il progetto di Nanchawan Stone Houses ha avuto così origine da una coppia di case abitate in precedenza da due fratelli del posto e che, al pari degli altri ruderi del villaggio, erano continuamente soggette a correnti d’aria e perdite d’acqua. Il team è quindi intervenuto combinando l’architettura tradizionale in pietra di Yichang – materiale che instaura un chiaro collegamento con l’estetica agricola donando un tocco di atemporalità – con un sistema strutturale in acciaio in grado di garantire stabilità e durata.

Gli edifici, non più disposti l’uno di fronte all’altro ma adagiati sul fianco della collina, continuano ed evolvono il rapporto architettonico con il sito, aderendo ai contorni irregolari del terreno e modellando un senso di ordine organico. Per quanto possibile, lo studio ha mantenuto le antiche preesistenze, come l’inclinazione tradizionale delle tegole della copertura, ritagliando ampie aperture destinate a inquadrare scorci di paesaggio, istantanee a grandezza naturale.

Per preservare la connessione tra le due abitazioni, una scatola di vetro con scheletro in acciaio funge da ponte di collegamento centrale mentre, nel cortile sul retro, una scala avvolta da un involucro trasparente conduce al piano superiore. Qui, quattro camere da letto fondono design occidentale e stile cinese, rivestendosi in legno morbido e chiaro – a formare un’insenatura naturale che accoglie i letti come una culla – alternato con la solidità della pietra locale, impiegata negli interni come elemento decorativo e ripresa dalle pareti di roccia del paesaggio montano e della vegetazione brulla lasciata ricrescere dopo la ristrutturazione.

Da ammirare immersi nel silenzio della profonda vasca da bagno che, come una piccola piscina rotonda, calamita la zona relax. Ambienti spogli e minimali giocati su una simmetria spaziale e funzionale che richiama un equilibrio zen, si ammorbidiscono con una palette dai toni tenui e tattili, dal beige e crema delle pareti al marrone denso di tende, sanitari, sedute e tavolini, mentre cornici più scure delineano il perimetro delle aperture, slanciandole e proiettandole verso l’esterno, sfumando i confini tra campagna e architettura.