L’outdoor nel deserto

Si mimetizzano in paesaggi desertici – primordiali, a tratti distopici – che si tramutano in palcoscenici metafisici. Sono le nuove proposte per vivere gli spazi esterni, con una forza magnetica ed enigmatica

di Claudia Foresti

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Poltroncine dalle forme morbide come un abbraccio che abitano deserti e canyon rossi che si incendiano ai primi raggi di sole oppure paesaggi sabbiosi dai contorni porosi e sfumati, dispersi chissà dove. E ancora, rocce dalle forme organiche levigate dal vento e grotte inabissate, dalle pareti impervie tagliate da squarci di luce. Luoghi dalla matericità magnetica e tangibile eppure impregnati di un’aura metafisica, enigmatica, a tratti inquietante. Sono reali? Sono creazioni della mente? Sono luoghi che custodiscono tracce dell’origine del mondo o di un imprecisato futuro prossimo venturo? I nuovi arredi, complementi e finiture outdoor affascinano (anche) per gli shooting, ancestrali e conturbanti.

Se è uno scenario arcaico ma addomesticato, bagnato da uno stagno d’acqua e da una luce primigenia, quello che attornia le poltroncine Dala dalle forme rotonde e compatte disegnate da Stephen Burks per Dedon, è un deserto roccioso dagli echi primitivi quanto futuribili Beyond Horizons, il paesaggio in cui è ambientata la collezione outdoor di Visionnaire, dalla seduta Kathryn firmata Giuseppe Viganò, al Pavone di Marc Ange che si staglia in tutta la sua sontuosa eleganza tra le rocce e dune, fino al tavolo Sherman di Alessandro La Spada.

La collezione di sedute e coffee table in teak Lademadera progettata da Francesco Meda e David Lopez Quincoces per Gandiablasco è inabissata eppure illuminata. Circondata da svettanti pareti rocciose che sembrano chiudersi per racchiuderla, abita infatti la profonda grotta di un canyon che diviene living mimetico.

Nonostante il suo aspetto vasto e solitario, il deserto è un luogo di comunità e interdipendenza che diviene metafora calzante nell’insegnare come la collaborazione sia essenziale per la sopravvivenza. L’arredamento nel deserto è una celebrazione sia della bellezza naturale sia della cultura locale ed è progettato per creare spazi pratici e confortevoli ma anche incredibilmente suggestivi. Ecco che quindi il Buhais Geology Park di Sharjah, negli Emirati Arabi, è il palcoscenico perfetto per il debutto degli arredi outdoor della collezione The Wandering Majlis di Jwana Hamdan, pensati per invitare alla condivisione attraverso un design che richiama le influenze nomadi.

Immensa tela di sabbia, aspre montagne e cieli immensi, il deserto si distingue il netto contrasto tra le giornate roventi e le notti gelide, tra le distese brulle e le oasi vitali. I suoi paesaggi estremi parlano della capacità della natura di prosperare nelle condizioni più difficili, diventando un ricco deposito di miti e leggende, riflettono profondi significati simbolici e incarnando la cultura e i valori degli abitanti del luogo.

Il Buhais Geology Park Interpretive Centre è un centro di esplorazione progettato dallo studio Hopkins Architects. Situato a 30 miglia a sud-est di Sharjah, è immerso in un paesaggio ricco di meraviglie preistoriche e geologiche. Ed è qui, in questo scenario ancestrale e al tempo stesso innovativo, che abitano gli arredi della collezione The Wandering Majlis certificati per l’utilizzo outdoor, realizzati con materie prime provenienti da fonti rinnovabili e contenenti componenti di origine vegetale.

L’ispirazione di Heritage, la nuova collezione effetto pietra di Ceramiche Keope, arriva invece dalle scogliere del Dorset, in Inghilterra, dove la Portland Stone viene estratta e utilizzata da sempre come materiale da costruzione: una pietra dentro cui il tempo ha lasciato tracce speciali come inserti fossili, conchiglie e inclusioni sedimentarie che narrano la memoria del luogo. Ceramiche Keope la propone in chiave contemporanea per rivestimenti in gres porcellanato adatti a superfici sia indoor sia outdoor. I grafismi naturali di questa limestone sono ora riprodotti attraverso una palette di quattro colori, a richiamare le diverse varietà di pietra Portland, che sembra entrare da una grande apertura e farsi un tutt’uno con gli interni.

È invece uno scenario desertico più rarefatto, più indeterminato, meno riconoscibile, dove le architetture dalle linee razionali mutuano il colore della sabbia, quello che circonda il nuovo progetto del brand turco Yaaz guidato dalla direzione dello studio italiano AngelettiRuzza Design. Se la collezione in teak Uz, disegnata dagli stessi Silvana Angeletti and Daniele Ruzza, nasce dallo studio sulla forma geometrica del cilindro, lavorata e resa più complessa da leggere curvature e rastremature, le avvolgenti sedute Turtle, in alluminio con dettagli in corda intrecciata, riportano alla mente l’abbraccio di una mamma o di una culla.