Art collector

A Milano, nel distretto di NoLo, la casa di Carlo Vanoni – collezionista, divulgatore ed esperto d’arte – è un luminoso appartamento in un palazzo ottocentesco. Che lui stesso ha trasformato in una sorprendente white box museale

di Paola Bellani

foto di Nathalie Krag/Living Inside

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Carlo Vanoni è una di quelle persone che vuoi sentire parlare di sé e dei suoi progetti per ore: oltre a essere un collezionista ed esperto d’arte con un’intensa attività di divulgazione e produzione letteraria è anche uno degli ideatori di BienNoLo, la biennale d’arte del distretto NoLo, il quartiere milanese in piena esplosione immobiliare che ha la capacità di attrarre e generare una moltitudine di attività culturali e ricreative, e che si propone come un case study di grande interesse.

Va da sé che Carlo abbia cercato la sua casa in quest’area, un ampio e luminoso appartamento al primo piano di un palazzo ottocentesco, che ha trasformato in gran parte in una white box museale, abitata da quelle che lui definisce opere-presenza “perché sono loro a scegliersi lo spazio dove collocarsi, secondo la propria personalità”.  Sono pezzi importanti di artisti internazionali tra cui spiccano un maestoso Joseph Beuys – “lo considero il mio motivatore: guardo lui e mi sento più forte” un toccante Christian Boltansky – “che serve per ricordare” e un’opera di grande formato di Vanessa Beecroft.

Sostiene Carlo che l’arte serva a liberarci dai nostri automatismi di pensiero, nel senso che l’utilizzo che facciamo del nostro spazio domestico misura il grado di libertà che ognuno si concede rispetto alle convenzioni più radicate. In questa prospettiva, se l’ingresso è uno spazio decorato a foglia d’oro che accoglie un Tarzan di Luigi Ontani e poi il corridoio ospita un’installazione site specific a luce neon blu di Vittorio Corsini è perché “nella mia percezione l’ingresso dorato mi trasporta tra i mosaici di Ravenna mentre il neon blu è come il cielo della Cappella degli Scrovegni: Giotto ci sottrae dal mondo dei simboli e ci riporta sulla terra”.

Per Carlo è lo stesso sentimento ispirato che gli fa usare la cucina come una biblioteca, perché non ama cucinare, però ama ricevere. Qui ha installato la sua collezione di oltre tremila volumi che in genere consulta allungato sulla chaise-longue LC4 di Cassina che campeggia nel centro dello spazio, mentre un eloquente pezzo di eat art di Daniel Spoerri diventa, all’occorrenza, un ripiano per le pietanze durante le serate con gli ospiti. In bagno, invece, Carlo tiene la sua collezione di cd musicali, conservati nel mobile scultoreo disegnato dall’architetto Sergio Zanichelli, autore della ristrutturazione dell’appartamento.

In progetto c’è anche l’idea di usare il bagno come studio di registrazione, perché no, visto che c’è un’ottima acustica? Nel living intanto si possono suonare il pianoforte o una delle chitarre della sua collezione, oppure accendere l’impianto a valvole ad alta fedeltà “ci mette mezz’ora ad andare in temperatura, ma ne vale la pena” e ascoltare prevalentemente musica classica allungati sul divano Flap di pelle bianca, uno dei piccoli capolavori di design che Francesco Binfarè ha disegnato per Edra, che quando serve si usa per accomodare gli ospiti.

Nella camera da letto persiste uno spazio rarefatto abitato da un letto molto speciale con elemento a ponte il Dormusa progettato da Lazzarini e Pickering per Acierno nel 1992 assieme a due arredi storici di Cappellini: la cassettiera di Shiro Kuramata, un pezzo chiave del postmodernismo giapponese, e la Tube Chair di Joe Colombo ricoperta di morbido peluche bianco, “perché così sembra una nuvola”. L’unico spazio denso, fitto di libri e oggetti e ancora opere d’arte rimane lo studiolo, con le librerie ricolme, il tavolo scrivania disegnato su misura dall’architetto Zanichelli e una Mezzadro d’epoca di Castiglioni. Ma è proprio questo il luogo dove il padrone di casa trova la maggior concentrazione.