L’atelier di Alessandra Testori

Scenografica e total black, quasi metafisica. La casa-studio dell’architetto Alessandra Testori stupisce con effetti teatrali. E con la presenza di un sorprendente giardino indoor di ispirazione giapponese

di Agnese Lonergan

foto di Ramona Elena Balaban/Living Inside

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Lasciandosi alle spalle i vicoli del centro storico fiorentino, a due passi da piazza Santa Croce, si entra in uno spazio quasi metafisico: abitazione, galleria, giardino o studio di architettura? In realtà ci troviamo in uno spazio ibrido, una casa che è anche tutto il resto. Nasce come pied-à-terre e studio di Alessandra Testori – architetto e interior designer che progetta case e locali tra Toscana e Marche – che dopo la laurea a Firenze ha cercato a lungo nel centro storico uno spazio con verde annesso. Ricerca non facile, da qui l’idea: “Se non trovo il giardino, allora me lo costruisco!”. E così è stato.

La scelta è caduta su un vecchio laboratorio di un artigiano doratore, con affaccio su strada e tanti ambienti open space, aperti uno sull’altro, dove Alessandra ha ricreato, su uno sfondo total black, colore scenografico per eccellenza, uno spazio dove coniugare la sua seconda casa e la sede del suo studio di architettura e interior design: 28Nero.

Uno spazio teatrale fin dalla zona di ingresso che è una citazione del giardino giapponese: il pavimento è stato ricoperto con la ghiaia, il biocamino in ferro con ninfario è un richiamo ai quattro elementi, mentre il tronco di ulivo, anch’esso tinto di nero, è stato fasciato con un’opera site specific del cileno Marco Esteban Cavallaro. Un insolito giardino indoor attraversato da una passerella in lastre di ferro, con un divano Chesterfield e l’iconica Parentesi progettata da Achille Castiglioni e Pio Manzù per Flos.

Proseguendo si arriva alla zona studio, con la scrivania organizzata su un’unica mensola in metallo per tutta la lunghezza dell’ambiente, sulla quale spicca in arancione la seduta a sgabello Mezzadro di Zanotta, ed è in ferro anche la grande parete ad arco sul fondale che nasconde il bagno. La ristrutturazione della vecchia bottega ha portato alla luce volte, archi, pilastri di mattoni e pietra, che sono stati lasciati a vista, in elegante contrasto tra i toni caldi della terra e l’effetto drammatico del colore nero.

Colori intensi che scaldano anche l’acciaio scelto per la cucina e gli originali termoarredi, ideati da Alessandra e realizzati su misura usando dei tubi idraulici. È cromata anche la scenografica chaise-longue nella stanza relax, con angolo lettura sotto alla grande mensola strutturale di pietra serena, tra maschere africane e la testa di androgino in vetro, una scultura di Piero Fornasetti.

Tutto l’arredamento è giocato tra realizzazioni artigianali, pezzi di design – come il tavolo con ruote Max di Kartell, le luci Tolomeo, Dalù, Atollo e Luminator – ed elementi di modernariato, come le poltroncine Tulip di Saarinen per Knoll e il grande lampadario Sputnik recuperato nello sgombero di un cantiere. E non mancano anche pezzi vintage, come i candelabri e gli specchi scovati passeggiando nel quartiere, tra le botteghe degli antiquari.

Infine, negli ambienti più intimi, raccolti sulla corte interna, il letto a baldacchino e la vasca da bagno incassata nelle pareti in resina concludono questo atelier dall’allure teatrale, con ricercati tocchi d’antan.