La classica vertigine

La nascita a Como, nel 1989, come azienda dal feeling anglosassone. L'incontro con Paola Navone che ne esalta l’expertise nella lavorazione del cuoio. La destrutturazione dell’imbottito con le creazioni più recenti. Il ceo di Baxter racconta una storia speciale, dove ogni capitolo è un passo avanti verso un’idea particolare di contemporaneo

di Paolo Casicci

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Ci sono aziende che somigliano a manuali di design, libri spalancati su storie in continuo divenire: scorri l’indice e quel che era ieri non è più oggi. Figurarsi trentaquattro anni dopo. La storia di Baxter è quella di una vertigine. Partita nel 1989 nell’operosa Brianza come azienda di imbottiti classici dallo stile tipicamente inglese, è arrivata nel tempo a presidiare la casella del design con il contributo sapiente di grandi autori, capaci di traghettarne il dna comasco misto di sapienza manuale e industriale lì dove, tutto sommato, era logico che prima o poi approdasse: nel contemporaneo contaminato da un’eleganza antica. “Sin dall’inizio, il nostro intento è stato puntare sulla qualità e sull’unicità dei prodotti attraverso il cuoio”, dice il ceo Paolo Bestetti, nipote del cofounder e presidente Luigi. “Collaboriamo con numerosi designer di prestigio, il loro apporto è patrimonio essenziale dell’azienda. Allo stesso tempo, siamo sempre stimolati nella ricerca di nuovi progettisti. Il legame che si crea tra il designer e la nostra materia prima di riferimento è fondamentale. In primis ciascun autore deve familiarizzare con la pelle, per poi realizzare prodotti che siano coordinati con il mondo Baxter”.

Tra il Chester Moon di Paola Navone del 2009 e Clara di Christophe Delcourt, del 2021, c’è una distanza importante, e non soltanto in termini di tempo: da un lato la rivisitazione di un divano classico, dall’altro l’audacia di scomporre le forme convenzionali dell’imbottito. Che cosa vuol dire innovare, per Baxter?

Quelle creazioni sono senz’altro due esempi evidenti di che cosa vuol dire evolversi, secondo noi. Ma un altro dei simboli del cambiamento decisivo che ha marcato la storia di Baxter è senza dubbio il divano Alfred, disegnato da Marco Milish nel 1997, soprattutto nella sua versione vintage, realizzato con una tecnica speciale di anticatura che ancora adesso ne fa qualcosa di unico. Alfred non era più un imbottito canonico, ma un progetto con un’anima e un vissuto da raccontare. Con questo divano abbiamo compiuto il passaggio dal classico al vintage. Un altro pezzo molto importante per la nostra storia è stato Budapest, di Paola Navone: siamo nel 2003 e questo divano esprime l’impostazione formale tipica del design mantenendo l’impronta materiale che ci contraddistingueva dalla nascita. Budapest ci ha portati dal classico al contemporaneo e a oggi è il divano più venduto del nostro catalogo. Voglio però citare un altro prodotto a cui sono molto affezionato: Tactile di Vincenzo de Cotiis, un ulteriore passo verso quello che noi chiamiamo il mondo degli Art Designers, quella sfera in cui le creazioni diventano ancora più sofisticate e di nicchia.

Nessuna tappa è stata decisiva per Baxter come l’incontro con Paola Navone: perché?

Perché a quell’incontro corrisponde il passaggio da un’idea di casa più classica al design vero e proprio. L’attenzione verso i dettagli, la capacità di lavorare i materiali in modo unico e straordinario, ma anche l’approccio alla materia che si fonde con il disegno sono tratti fondamentali di questo feeling che ci unisce a Paola. Un sodalizio sancito da sensibilità, colori, materia e design, tutti rigorosamente in quest’ordine. Pelli morbide al tatto, che permettono di lavorare sull’imbottito per dare vita a un’esperienza che regala il piacere della coccola e della morbidezza. Paola è una persona con cui ho instaurato un rapporto di stima e rispetto, e penso che abbia avuto coraggio a iniziare a lavorare con noi, perché all’epoca Baxter era un’azienda fortemente classica, lontana dalla sua impronta artistica. Questa svolta ci ha permesso di lavorare su un mercato nuovo, sconosciuto fino a quel momento.

In trentaquattro anni di storia, la pelle è rimasta un punto fermo. Come nasce questo amore?

Ogni prodotto Baxter è riconoscibile dall’altissima qualità del pellame, un materiale meraviglioso che muta e si rivela giorno dopo giorno nelle sue prerogative per regalare a chi ci entra in contatto un’esperienza totale. Ricerchiamo le pelli in maniera scrupolosa, scegliamo quelle che nascono da un processo di concia basato su antiche ricette che rispettano e preservano tutta la naturalezza del pellame. La tintura avviene in modo tale che i coloranti, naturali, non coprano soltanto la superficie della pelle, ma penetrino nel suo spessore senza alterarne le qualità. Tutto ciò permette di mantenere la traspirabilità della pelle, indispensabile per garantire un comfort elevato. Utilizziamo al 90 per cento pelli di toro di grande spessore e dimensioni, provenienti principalmente da allevamenti dell’Italia, del Sud della Germania e del Nord Europa, dove gli animali conducono una vita migliore e l’alimentazione è sana. Per la concia, invece, utilizziamo ancora grandi botti in legno che garantiscono il risultato migliore. La fase successiva di riconcia e tintura avviene sempre in botte, per uniformare le pelli e applicare a queste le esclusive ricette specifiche dei nostri prodotti.

Le propongo un gioco. Le cito un po’ di frasi fatte del mondo del design e lei mi risponde. Cominciamo con “creazione senza tempo”

Per Baxter non c’è mai un design estremo. Attraverso i colori e i materiali, caldi e avvolgenti, puntiamo a creazioni di lungo respiro che diventino evergreen. Noi diciamo sempre che Baxter puoi amarla o odiarla, per via del suo carattere forte. I nostri prodotti cercano una sensualità che deriva dalla combinazione non scontata di colori e materiali. Baxter vuol fare lifestyle attraverso gli imbottiti.

Sostenibilità

Non ci si può inventare ecosostenibili. La sostenibilità è un processo all’interno dell’azienda che dura e perdura nel tempo, una presa di coscienza continuamente da aggiornare. La possibilità di lavorare con le pelli, in realtà, nasconde al suo interno la capacità di riciclare un prodotto che andrebbe altrimenti perso. Per quanto possa sembrare difficile da comprendere, tutte le aziende del conciario hanno questa possibilità di riciclo. Dall’altra parte però hanno anche un’attitudine impattante che va considerata, dovuta al processo della concia, che però negli ultimi anni è evoluto grazie ai nuovi sistemi di depurazione, permettendo di abbassare di molto l’impatto ambientale.

Quanto c’è di Como nella storia e nel successo di Baxter?

Mi sono trasferito a 22 anni sul lago di Como da Milano. Ho sempre trovato questa città un luogo affascinante, il primo tratto del lago è uno dei luoghi più belli d’Europa per la concentrazione unica di architetture. Due anni fa abbiamo acquistato un’antica villa dei primi del Novecento a Torno, che ogni anno allestiamo con le nuove collezioni per far vivere ai nostri clienti un’esperienza che non sia solo design, ma ospitalità e servizio. Le relazioni umane sono un valore da custodire e da tramandare e la villa rappresenta proprio questo: l’attenzione che Baxter mette nel costruire esperienze capaci di diventare ricordi, emozioni e vita.