Off the Wall

In uno dei luoghi più iconici di Berlino, Grzywinski+Pons disegna Locke. Una struttura ricettiva che costruisce sulla memoria del muro una narrazione giocata sugli opposti

di Roberto Negri

foto di Nicholas Worley

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È stato il testimone silenzioso di una stagione di conflitti, poi trasformatosi per una delle tante ironie della storia in un simbolo di inclusione e dialogo. E anche di espressione artistica, perché qualche anno dopo la sua caduta una delle sezioni del muro di Berlino rimasta integra è diventata la East Side Gallery, una esposizione d’arte a cielo aperto decorata nel tempo dalle opere di grandi artisti internazionali.

Proprio da questo cambio di paradigma epocale trae ispirazione lo studio di architettura Grzywinski+Pons per Locke, un hotel di 176 camere con caffetteria, bar, lounge e spazi di coworking sorto nei pressi di questo memoriale dalla straordinaria potenza simbolica nel quartiere berlinese di Friedrichshain.

Un luogo dell’ospitalità concepito come spazio liminale e di scambio, un crocevia di idee ed esperienze sapientemente giocato sul dualismo fra ambito pubblico e privato, residenti e ospiti, arte e commercio, città e fiume, il cui piano terra, che comprende la maggior parte degli ambienti pubblici dell’hotel, serve anche a collegare la Muhlenstrasse con il fiume Sprea attraverso un’apertura nel Muro di Berlino stesso.

Una connessione mantenuta sia visivamente che fisicamente, perché gli abitanti del quartiere possono attraversare liberamente la reception, la lounge e il bar del Locke che si trasformano così in ambiti a servizio dell’intero quartiere, in cui frammenti originali del muro diventano elementi compositivi utilizzati per sottolineare la relazione osmotica tra la sfera pubblica e quella privata.

Una tensione fra apparenti opposti ripresa in ogni ambito dell’hotel, a volte in maniera appena accennata, altre più esplicita, spaziando dalle pareti esterne interamente vetrate a interni che recuperano i materiali e l’estetica della Berlino Anni 60, dai rivestimenti in mattonelle grezze al rigore brutalista del cemento a vista. In alcuni ambienti la stratificazione materica si fa più complessa esplorando la dimensione del legno, dei tessuti e della pelle, e anche le linee diventano più morbide come in alcuni elementi d’arredo e nei pannelli curvilinei che rivestono parzialmente le pareti.

Il tema dell’abbattimento dei confini viene esplorato anche nelle camere, che uniscono alla privacy e al comfort interessanti aperture riprendendo quella dialettica interno-esterno, che è il tratto più caratterizzante del Locke. Un tema qui affrontato sia giocando sul contrasto fra le diverse esposizioni dell’hotel, in parte sul paesaggio naturale della Sprea, in parte sulle memorie industriali del quartiere di Kreuzberg, sia su una gerarchia materica che fa un uso combinato di tipici materiali da esterno come il calcestruzzo e legno, tappezzerie e tendaggi in un’apparente dissonanza che in realtà rappresenta la migliore sintesi narrativa del Locke.