Lunare

Colori scuri di origine lavica scolpiscono il paesaggio - metafisico - dell’isola più selvatica delle Canarie. Una natura brulla e primordiale da cui affiora, come un’oasi bianca, il nuovo Hotel César Lanzarote

di Cecilia Moltani

foto di Ana Lui

Previous Next

Una terra vulcanica spazzata dal vento, fatta di spiagge nere, cenere e crateri, su cui si stagliano, per contrasto, villaggi bianchi e giardini popolati da cactus. Lanzarote, l’isola del fuoco, sembra provenire da un altro pianeta. Una monumentale distesa definita dalle gradazioni terrose delle rocce laviche pennella uno scenario alieno e meteoritico, che ricorda la superficie lunare con le sue creste montuose e gli avvallamenti conici.

Il candore abbacinante e lattiginoso tipico delle abitazioni di una delle mete più ambite – selvatiche ed enigmatiche – dell’arcipelago spagnolo delle Canarie, è la tonalità che domina anche il nuovo Hotel César Lanzarote, l’ex casa di Gumersindo Manrique, padre di César, il celebre artista multidisciplinare che ha creato l’immagine dell’isola, in cui ambienti interni ed esterni sono permeati da un’affascinante fusione tra architettura vernacolare e design contemporaneo.

Le venti camere, realizzate con materiali naturali e allestite con mobili artigianali, si affacciano sulla piscina a sfioro in perfetto stile manriqueño e sulla landa brulla e scura di giardini rurali e vigneti che compongono la tenuta e sfumano nel litorale lambito dalle acque sciabordanti dell’Oceano Atlantico. Tutt’intorno, il paesaggio disabitato e selvaggio dai colori fuligginosi e dalle suggestioni futuristiche – a tratti distopiche – sembra animato da una potenza primitiva e ostinata, incarnata dal suono assordante del silenzio.