Manifattura Tabacchi

Alla periferia di Firenze, l’ex Manifattura Tabacchi intreccia passato e futuro, arte, design e creatività, ma anche architettura e natura. Un esempio di attrazione culturale nato da un intervento di riqualificazione che ha dato vita a un luogo unico e ricco di fascino

testo e produzione di Jakob Lothspeich. Adattamento di Raffaella Oliva

foto di Sabrina Rothe

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Lontano dal centro città, nel quartiere di Novoli a Firenze, l’ex Manifattura Tabacchi è oggi un gioiello di arte e cultura che intreccia e combina passato e futuro. In un contesto cittadino dominato dall’architettura rinascimentale, si staglia come un progetto unico, avviato dopo un lungo periodo di dismissione e abbandono della struttura in seguito allo stop della produzione statale di tabacco in Italia, avvenuto nel 2001. Ciò che restava erano le rovine invecchiate della fabbrica: capannoni fatiscenti ed edifici costruiti tra gli Anni 20 e 40, in mezzo ai quali il verde cresceva selvatico. Ma la sobria estetica razionalista del complesso edilizio disegnato da Pier Luigi Nervi e Giovanni Bartoli offriva un enorme potenziale.

I lavori di riconversione sono iniziati nel 2016 e da subito lo studio Q-Bic e i suoi fondatori Marco e Luca Baldini, rispettivamente designer e architetto, si sono posti un obiettivo primario e imprescindibile: rispettare lo spazio esistente. Un po’ come avvenuto a New York con l’ormai celebre High Line, tutto è stato pensato per preservare nella sostanza l’architettura industriale dell’epoca, la sua storia e il suo carattere, pur portando avanti un’opera di rinnovamento con uno sguardo attento alle esigenze e ai gusti contemporanei.

Di qui il ricorso a materiali in grado di evocare scenari industriali: è il caso del ferro nero, che, abbinato in più ambienti a pavimenti e mobili in legno, completa una location concepita per mettere in comunicazione design, arte, formazione, cultura. Oltre a questo, il team di Q-Bic ha sfruttato ciò che era rimasto dopo la demolizione di alcuni edifici dell’ex fabbrica di tabacco. Per esempio, negli uffici successivamente affittati si possono trovare travi in cemento armato autoportanti e un bancone collocato nell’area d’ingresso che, da residuo quale era, è stato reinventato come elemento d’arredo.

Non solo: all’interno del complesso, lo studio capitanato dai fratelli Baldini gestisce un concept store e showroom chiamato Zoo Hub, vetrina esclusiva dove sfila un’accurata selezione di pezzi di design di alta gamma. Non è che una delle insegne commerciali che animano l’ex Manifattura assieme a bar, locali, ristoranti, centri estetici, tattoo studio, gallerie, spazi multidisciplinari, e residenze. Un ventaglio di realtà eterogenee quali il laboratorio Superduper, marchio di cappelli fondato da Matteo Gioli e Veronica Cornacchi con l’idea di coniugare artigianalità e spirito di ricerca, o la boutique di abbigliamento dove la stilista Alessandra Lunedì, pugliese di nascita, emiliana d’adozione, presenta le sue collezioni: abiti che superano ogni confine di genere e stagione, contraddistinti da un’eleganza minimalista e senza tempo, confezionati con un occhio alla sostenibilità.

Anche l’artista e designer fiorentino Duccio Maria Gambi opera tra queste mura: fautore di sculture e arredi di grande impatto, nel suo atelier/galleria Spazio Territorio espone opere definite non tanto dalla funzionalità, quanto dal concept e da un approccio creativo all’uso dei materiali. “La suggestiva cornice dell’ex Manifattura è perfetta per metterne in luce il potere trasformativo”, dice Gambi, tornato nella sua Firenze dopo aver vissuto e lavorato a Parigi.

Accanto a questo tipo di attività c’è posto, inoltre, per la sede della rinomata scuola Polimoda: chiunque passeggi per il sito può notare la presenza di studenti, schiere di giovani al passo con le ultime tendenze del fashion, che frequentano i caffè e le aree verdi del campus. Verde che ricopre un ruolo fondamentale: progettato dall’architetto paesaggista e botanico Antonio Perazzi, si armonizza ottimamente con lo stile industrial-chic dello studio Q-Bic.

“Dopo la chiusura, la Manifattura era diventata una giungla urbana dove le piante avevano spontaneamente iniziato a relazionarsi con le architetture”, racconta Perazzi, che in tutti gli spazi open air del complesso, ispirandosi al paesaggio fiorentino, ha aggiunto alberi, assecondato le piante pioniere, incentivato il dialogo tra architettura e natura. E messo a punto un giardino pensile centrale sul tetto di un edificio destinato a mostre ed eventi: una cornice di nuvole verdi non priva di una funzione climatica, una miscela di piante mediterranee e di cultura classica del giardino che il paesaggista definisce “un grande abbraccio, dove godersi la tranquillità”.

Oggi attraversare l’ex Manifattura Tabacchi significa respirare la storia di Firenze ed essere al contempo immersi in un luogo simbolo di rinascita urbana e di riuso sostenibile di antiche strutture industriali, che trasuda creatività e voglia d’innovazione. La sua architettura rispecchia l’evoluzione e i cambiamenti della città nel corso dei secoli ed è un invito a guardare al futuro. Senza dimenticare il passato.