Cézanne e Renoir

Dalla pittura en plein air all’anticipazione del Cubismo. Le opere di Renoir e Cézanne in mostra a Palazzo Reale di Milano insegnano che la realtà può essere esperita in modi molteplici

di Cecilia Moltani

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L’uno era solito concentrarsi sull’armonia, sulla resa delle forme tramite il colore. L’altro, invece, focalizzava l’attenzione sul rigore geometrico della struttura compositiva e sulla forza della pennellata. Fino al 30 giugno 2024, nelle sale di Palazzo Reale a Milano, una mostra mette a confronto le personalità di due grandi pittori dell’età moderna: Pierre-Auguste Renoir (1841-1919) e Paul Cézanne (1839-1906). Cézanne/Renoir – Capolavori dal Musée de l’Orangerie e dal Musée d’Orsay, curata da Cécile Girardeau e Stefano Zuffi, con la collaborazione di Alice Marsal, si compone di 52 opere, capaci di offrire un esaustivo spaccato del lavoro dei due artisti, dalle prime tele degli Anni 70 dell’Ottocento alle prove più mature dei primi del Novecento.

L’allestimento, organizzato secondo un criterio tematico, segnala i punti di incontro tra i due pittori – uniti da una sincera amicizia – ma anche l’evoluzione artistica che li porterà a soluzioni estetiche differenti. La mostra, infatti, evidenzia la contrapposizione tra la calda espressività di Renoir e la precisione analitica di Cézanne attraverso il confronto degli stessi soggetti, dai paesaggi alle nature morte, dai ritratti alla serie delle bagnanti.

La pittura en plein air consente a Renoir di cogliere le variazioni istantanee della luce e del colore. Pennellate calde, veloci, effetti sfumati e delicate trasparenze catturano la vita agiata della Belle Epoque e gli svaghi dell’alta borghesia francese. Renoir, infatti, abbraccia l’Impressionismo di Monet, filtrandolo, però, con il realismo di Courbet e distinguendosi dai suoi contemporanei per l’insolito interesse dimostrato verso la figura umana. I suoi dipinti infatti, sono straripanti, eccedenti. La scena compositiva è gremita di gente, suggerendo una continuità che si prolunga al di là – al di fuori – della cornice, come in una fotografia.

Cézanne, d’altro canto, muove dall’Impressionismo per trascenderlo. Se nell’Impressionismo il dato reale – il punto di partenza di ogni indagine fenomenica – è restituito così come è percepito dai cinque sensi, nel Postimpressionismo quest’ultimo viene reso così come è compreso dalla mente umana. Se Renoir esperisce, insomma, Cézanne astrae. Per lui la pittura non è un atto empirico, quanto celebrale, è l’interpretazione della realtà a opera del pensiero. In Cézanne la curiosità per la struttura plastica degli oggetti prevale su quella per gli effetti di luce. Le vibrazioni impercettibili di luce e colore non sono più i fini ma i mezzi per mettere in evidenza qualcosa d’altro: i volumi plastici della materia.

Cézanne, quindi, contribuisce a scardinare la rigidità della prospettiva rinascimentale: le linee prospettiche non si indirizzano verso un unico punto di fuga. Gli oggetti, come nella realtà, abbracciano simultaneamente più punti di vista sul mondo, una visione che sarà il punto di partenza del Cubismo e della rivoluzione innescata da Pablo Picasso.