Anna Scaravella

Un casale di campagna traboccante di verde: dal salvia al foglia di tè fino allo smeraldo. La garden designer apre i cancelli della sua dimora piacentina per mostrarci il meglio dell’outdoor living. E non solo

testo Anna Bisazza. Adattamento Cecilia Moltani

foto di Monica Spezia/Living Inside

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Parole come Physostegia virginiana e Liriope graminifolia sono musica per le orecchie della paesaggista Anna Scaravella. Un’immensa passione per il verde l’accompagna sin dall’infanzia, quando aspettava con trepidazione l’arrivo della posta per sfogliare il nuovo catalogo del vivaio.

Con una laurea in scienze forestali a Firenze e un tirocinio presso lo studio dell’architetto Haruki Miyajima, da trent’anni crea giardini bellissimi: dalle sponde della Senna a Selva di Val Gardena, dalle pareti verdi nelle boutique Dior alle barriere fonoassorbenti sulla tangenziale a Buccinasco. Non ripropone mai lo stesso stile: ogni progetto è un mondo a sé, strettamente legato al proprio habitat. Come quello pensato per la sua casa natia, un’azienda agricola di famiglia nelle campagne di Piacenza dove si è ritagliata il suo piccolo Eden.

“È un giardino di sperimentazione”, racconta la progettista. “C’è una base strutturale con siepi sempreverdi e piccoli alberi da frutto, la decorazione bassa invece è un laboratorio botanico con bordi misti per testare nuove piante”. È qui che nascono le sue creazioni e dove lei stessa si rifugia per riposare e rigenerarsi. Negli interni del casale, la passione per la natura incontra l’amore per l’architettura e il design: dai mobili d’autore che ricordano la forma di un fiore alle sferzate di colore donate da svariate sfumature di verde, dal salvia al foglia di tè fino allo smeraldo.

La destinazione d’uso degli ambienti è cambiata nel corso del tempo. La principale ristrutturazione, a opera del marito, l’architetto Maurizio Sala, risale a trent’anni fa, quando il pianterreno ospitava ancora i rustici di origine settecentesca dell’azienda agricola: dal granaio, oggi una camera da letto, alla stalla, dove ora si trova la cucina. In giardino, invece, un fienile aperto dalle altezze vertiginose è stato trasformato in uno studio en plein air, allestito con un grande tavolo attorniato da poltroncine in rattan vintage di Bonacina e illuminato da lampade di Davide Groppi. 

“Ormai i giardini sono diventati un’estensione delle nostre case e vanno vissuti appieno”, afferma Scaravella. Per questo anche la parte verde è divisa in zone: dove far colazione, dove pranzare e dove rilassarsi, sempre riparati da un ‘tetto bucolico’ formato da querce piramidali, fichi, giuggioli, agnocasti e melograni. Un’accurata selezione delle piante richiede a monte uno studio botanico: non solo la situazione cambia da un luogo all’altro, ma da metro a metro dello stesso giardino. “Bisogna avere la sensibilità e l’esperienza di utilizzare le piante giuste al posto giusto“, spiega. “Non devono per forza essere autoctone, l’importante è che stiano bene dove vengono messe”. In un progetto a Ostuni, per esempio, proporre un prato era impensabile a causa della scarsità idrica. Per Anna Scaravella non sprecare acqua è anche una questione etica, come imperativa è una bassa manutenzione: “una pianificazione più smart non riduce la forza estetica delle mie creazioni”.

E la sua pianta prediletta? Senza dubbio le roveri isolate nel paesaggio maremmano, i cui tronchi assumono forme architettoniche di carattere. “Per me è molto importante mettere nei giardini che realizzo delle piante che sembra siano sempre state lì“, conclude la garden designer. “Adoro scegliere gli alberi uno a uno. Li segno con un nastrino e so esattamente dove andranno con quella forma, quella struttura e quella circonferenza. I miei sono lavori sartoriali, dall’ideazione all’esecuzione”.